Ancora un mese e mezzo scarso, poi imprese e professionisti dovranno affrontare il grande salasso delle tasse da pagare, nonostante il duro colpo economico subìto per l’emergenza coronavirus. La data fatidica è quella del 30 giugno: quel giorno, infatti, scadono il saldo 2019 delle imposte dirette e il primo acconto 2020.
È vero che in questo calderone mancherà l’Irap dovuta a fine giugno, eliminata dal Governo con il Decreto Rilancio. Si comunica che restano dovute le imposte Irpef, Ires e cedolare secca sugli affitti: tra saldo e acconto, lo Stato si prepara a incassare circa 29 miliardi di euro. Il timore è che in molti facciano fatica a trovare quei soldi nelle proprie casse, vista la mancanza di entrate negli ultimi mesi.
Come si può affrontare questa situazione? Cercando di sfruttare le occasioni messe a disposizione dagli ultimi decreti del Governo. Uno su tutti, il Decreto Liquidità, che offre la possibilità di ricalcolare l’acconto con il metodo previsionale, riducendo il rischio di sanzioni. In pratica, non avrà problemi chi verserà almeno l’80% dell’acconto che poi si rivelerà effettivamente dovuto in base al fatturato dell’anno. Altro discorso è che a fine giugno, nell’attuale contesto, si sia in grado di fare una previsione.
Niente da fare, invece, per quanto riguarda il saldo, nemmeno per le società di comodo che devono pagare un’aliquota Ires maggiorata: l’emendamento al decreto Cura Italia che prevedeva la disattivazione del regime di comodo, alla fine, è rimasto nel cassetto.
Altro elemento da tenere in considerazione pensando alle tasse da pagare, il 30 giugno è quello che riguarda la soglia delle compensazioni, aumentata da 700mila a 1 milione di euro. Inoltre da considerare i crediti d’imposta intro-dotti dagli ultimi provvedimenti e resi liberamente trasferibili. Tra questi, i crediti sugli affitti commerciali, per le spese di sanificazione dei locali, per i bonus edilizi, ecc. Il tutto, però, ancora da definire nei dettagli.