L’entrata in vigore delle linee guida EBA GL2020/06 in tema di Loan Origination and Monitoring (LOM), in vigore già dal 30 giugno 2021, rappresenta l’ultima pietra miliare di un percorso di evoluzione della regolamentazione bancaria che ha determinato un radicale cambio di paradigma nel rapporto banca-impresa.
In luogo delle precedenti metriche di valutazione “statiche”, i processi di assegnazione del merito creditizio in corso di attuazione da parte delle banche, sono orientate sempre più verso una prospettiva d’analisi “dinamica”, basata su nuovi drivers di valore, focalizzati su Flussi di Cassa, Posizione Finanziaria Netta, modelli di business, piani strategici, proiezioni economico-finanziarie, adeguamento ESG e molteplici altre informazioni finanziarie e gestionali, in precedenza non richieste nella fase di istruttoria propedeutica all’attribuzione del rating.
La sostanziale differenza tra la prassi bancaria precedente e quella imposta dalle recenti linee guida LOM, attiene all’impostazione metodologica per la definizione del giudizio di merito creditizio, non più ancorato alle sole fonti informative, bensì incentrato sui fattori di rischio.
1) Set informativo per il rating
Tra le motivazioni alla base di tali cambiamenti nei modelli di analisi, oltre al generale obiettivo di stabilità del sistema, vi è il chiaro intento del regolatore europeo, di aumentare e diffondere tra gli istituti una maggiore cultura del rischio, al fine di assicurare che i crediti bancari siano concessi a soggetti effettivamente meritevoli, in grado di garantire il soddisfacimento del contratto di credito, eventualmente assistito da adeguate garanzie reali.
Pertanto, per la valutazione del merito creditizio delle imprese (senza distinzione dimensionale), gli istituti dovranno avvalersi dei seguenti elementi probatori sui quali condurre un’attenta analisi critica:
1. Finalità del prestito;
2. Reddito e flusso di cassa (attuale e prospettico);
3. Posizione e impegni finanziari (attuale e prospettico);
4. Modello di business;
5. Piani aziendali supportati da proiezioni finanziarie;
6. Garanzia reale (per i prestiti garantiti);
7. Altri fattori di attenuazione del rischio (garanzie personali);
8. Documentazione legale specifica (autorizzazioni, permessi e contratti).
Diversi gli elementi di novità rispetto al passato, riferiti soprattutto ai documenti che la banca dovrà acquisire, necessari non tanto per esaminare i risultati storici, quanto per valutare la capacità prospettica di generare redditi e flussi di cassa futuri.
Il Business Plan è, pertanto, lo strumento imprescindibile nel rinnovato rapporto banca-impresa. Le raccomandazioni del regolatore europeo vanno anche oltre e richiedono agli istituti di effettuare importanti valutazioni qualitative in merito al modello di business del cliente, alla ragionevolezza delle assunzioni strategiche poste alla base dei piani, alla sostenibilità ambientale; nonché all’analisi di benchmark al fine di assicurare che le ipotesi strategiche siano in linea con la tendenza del settore di riferimento.
Ulteriore elemento di novità, in situazioni in cui il cliente manifesti una probabile difficoltà finanziaria ad onorare le proprie obbligazioni riferite, chiaramente, al debito da rimborsare, è la possibilità per gli istituti di acquisire informazioni ed elementi probatori da soggetti terzi (consulenti, revisori, ecc.).
2) Cosa può fare la PMI per adeguarsi alle nuove regole?
Le nuove metriche valutative del rating obbligano le banche all’adozione di nuovi assetti organizzativi e di nuovi modelli informativi, imponendo, nel contempo, alle imprese di introdurre nuove procedure gestionali, di non facile attuazione nel contesto attuale della PMI italiana. In ogni caso, l’imperativo europeo è valido per entrambi le parti del rapporto (imprese e banche) e può essere riassunto nella necessità di elevare la cultura finanziaria, al fine di convergere verso una organica gestione del rischio a salvaguardia degli equilibri di sistema.
I primi passi in avanti da parte delle imprese potrebbero essere i seguenti:
• aumentare la propria efficienza gestionale tramite la definizione delle strategie e la redazione di budget aziendali;
• implementare modelli di pianificazione economico-finanziaria e patrimoniale;
• introdurre nuovi modelli di comunicazione finanziaria;
• avviare concretamente la sensibilizzazione verso la sostenibilità ambientale ed in generale verso tutte le questioni ESG.
Sul piano operativo, le azioni minime che potrebbero essere messe in campo immediatamente dalle PMI sono:
• Miglioramento del rating andamentale:
o redazione del budget di tesoreria;
o analisi costante dell’utilizzo delle linee di credito;
o analisi mensile della Centrale Rischi;
o analisi trend mensile di PFN;
• Miglioramento del rating quantitativo:
o analisi delle marginalità operative;
o elaborazione del budget aziendale;
o redazione del Piano Industriale (Piano strategico + Piano Economico-Finanziario e Patrimoniale);
o Closing & Forecast periodico per la revisione dei piani di medio termine.
Le nuove regole in materia di rating impongono alle PMI (e ai loro consulenti) un vero e proprio cambio di mentalità per adeguarsi al nuovo corso in cui, l’attenzione verso la gestione del rischio sarà sempre più accentuata e presidiata da parte degli operatori di mercato. Non ci saranno più situazioni ibride e compromessi intermedi. Le imprese virtuose e affidabili vincono, le altre perdono.