Settore per settore, chi ha diritto ai contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Ristori (dl 137-2020): i codici ateco delle categorie che hanno diritto al ristoro compreso tra il 100% e il 400%, come fare domanda e quando arriverà sul conto corrente.
Come funzionano i contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Rilancio
Dopo aver superato a fatica il lockdown primaverile, la seconda ondata trova stremate le imprese più piccole. Il Decreto Ristori (dl 137-2020 pubblicato in Gazzetta ufficiale il 28 ottobre) intende indennizzare le categorie più colpite dalle restrizioni imposte per frenare l’aumento dei contagi e dall’ultimo Dpcm che richiude le aziende. Tra questi, bar, pasticcerie, palestre, piscine, ma anche alberghi, discoteche e le sale gioco. Qui la lista completa delle imprese che riceveranno i ristori.
Come funziona il ristoro a fondo perduto
Già prima del via libera al decreto, il Ministro dell’Economia aveva anticipato qualche informazione sugli indennizzi: “Tutti coloro che hanno fatto domanda di contributo a fondo perduto lo riceveranno in automatico”.
Secondo i dati forniti dall’Agenzia delle Entrate, sono state presentate oltre 2,3 milioni di domande di accesso ai contributi a fondo perduto, per oltre 6 milioni di euro. Il Decreto Ristori vale quasi altrettanto, 5,4 miliardi.
A chi vanno i contributi a fondo perduto del Decreto Ristori: i codici Ateco
Sono quattro le fasce di aiuto individuate nel Decreto Ristori:
– 100% delle somme già incassate con il dl Rilancio per gli esercizi e le attività costretti a chiudere alle 18 (pasticcerie o gelaterie);
– 150% per chi ha subìto un danno parziale, come i ristoranti, che a pranzo sono aperti e la sera possono lavorare con il servizio di asporto;
– 200% per le categorie più danneggiate, vale a dire quelle attività costrette a chiudere: cinema, teatri, palestre, piscine, sale giochi, scommesse o bingo, centri termali, centri benessere e fiere;
– 400% per le attività chiuse ancor prima del Dpcm del 24 ottobre (sale da ballo e discoteche).
Ad esempio un ristorante che aveva ricevuto 2.600 euro dal contributo a fondo perduto previsto dal Decreto Rilancio, con il nuovo meccanismo vedrà aumentare di 1,5 volte tale importo, arrivando fino a 4.000 euro.
La platea dei beneficiari includerà anche le imprese con fatturato maggiore di 5 milioni di euro (con un ristoro pari al 10% del calo del fatturato).
Ad identificare nel dettaglio la platea dei soggetti e delle attività ammesse al fondo perduto sono i codici Ateco contenuti nell’allegato 1 del decreto.
Con successivi decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, possono essere individuati ulteriori codici ATECO riferiti a settori economici aventi diritto al contributo.
Il contributo spetta a condizione che l’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 sia inferiore ai due terzi dell’ammontare del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2019. Ma anche in assenza dei requisiti di fatturato hanno diritto al contributo i soggetti beneficiari (che quindi rientrano nei codici ateco individuati) che hanno attivato la partita IVA a partire dal 1° gennaio 2019.
In ogni caso il contributo non può superare i 150mila euro.
Come verranno erogati i ristori?
Chi aveva già presentato domanda di accesso ai contributi a fondo perduto riceverà l’accredito del ristoro con bonifico dell’Agenzia delle Entrate direttamente sul conto corrente entro il 15 novembre.
Chi invece non aveva fatto richiesta di accesso al sostegno a fondo perduto o non rispettava i requisiti previsti (come nel caso delle aziende con un volume di affari superiore a 5 milioni), dovrà attendere qualche settimana in più, presentando domanda all’Agenzia. In questo caso occorrerà aspettare di più: l’Agenzia riaprirà il canale per le istanze e il ristoro arriverà, nelle intenzioni, entro metà dicembre.
Proroga di cassa integrazione e bonus affitto
Fra le altre misure per le imprese nel Decreto Ristori figurano anche la proroga della cassa integrazione, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali ai datori di lavoro, oltre a una serie di fondi per i settori maggiormente colpiti.
Esteso inoltre il credito d’imposta sugli affitti ai mesi di ottobre, novembre e dicembre ed allargato alle imprese con ricavi superiori ai 5 milioni di euro che abbiano subìto un calo del fatturato del 50%. Il relativo credito è cedibile al proprietario dell’immobile locato.
Cosa non funziona
PURTROPPO SEGNALIAMO che sono state escluse tutte le aziende artigiane che producono alimenti, ma non svolgono la somministrazione diretta degli stessi. In questo contesto emergono danni per attività artigiane già fortemente provate, molto evidenti, per cali di fatturato importanti.
Questo significa che l’applicazione dei codici ATECO ha margini di errore molto alti e sopratutto che nell’ambito della stesura non si è tenuto conto del funzionamento delle filiere produttive.