Il Ministero della Transizione ecologia ha comunicato che è stato firmato il decreto che che definisce «i nuovi limiti temporali di esercizio degli impianti termici di climatizzazione alimentati a gas naturale.
Nello stesso sono previsti: quindici giorni in meno, riduzione di un grado della temperatura e di un’ora al giorno per il riscaldamento quest’inverno. Ad eccezione però di ospedali, asili, piscine, saune e alcune attività industriali e artigianali a cui i Comuni abbiano già concesso deroghe ai limiti di temperatura, oltre che agli edifici dotati di impianti alimentati in prevalenza a energie rinnovabili.
Secondo la stima dell’Enea queste tre misure farebbero risparmiare 2,7 miliardi di metri cubi di gas. Il caro-bollette, che sta colpendo famiglie e imprese, mobilita i Comuni, con i sindaci pronti a chiedere al prossimo Governo fino a un miliardo di euro per non mandare in default i bilanci amministrativi.
Il piano di riduzione
Ma intanto, per ora, c’è il Piano di riduzione dei consumi di gas naturale previsto dal Mite con questo decreto che posticipa di 8 giorni la data di accensione dei termosifoni e anticipa di 7 giorni lo spegnimento. Date che variano a seconda delle sei zone climatiche individuate in Italia. Per cui a Milano anziché il 15 ottobre il riscaldamento partirà il 22 e sarà spento il 7 aprile anziché il 15; a Roma, invece, il riscaldamento previsto dal primo novembre fino al 15 aprile sarà dall’8 novembre al 7 aprile. La temperatura nelle abitazioni, che è fissata a 20 gradi per convenzione, dovrà scendere a 19.
L’Enea che ha fornito al ministero le valutazioni per il risparmio energetico, pubblicherà un vademecum con le indicazioni essenziali per impostare correttamente la temperatura di riscaldamento che gli amministratori di condominio potranno rendere disponibile ai condomini.
Deroghe e richieste
In presenza di “situazioni climatiche particolarmente severe”, avverte il Mite, i Comuni possono autorizzare l’accensione degli impianti termici alimentati a gas anche al di fuori dei periodi indicati dal decreto, purché per una durata giornaliera ridotta. E proprio i Comuni sono pronti a chiedere al prossimo governo 200 milioni da inserire nel Dl Aiuti quater.