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GOOGLE E APPLE MULTATE DALL’ANTITRUST PER 20 MILIONI: DATI USATI A FINI COMMERCIALI

01 Dic 2021

Due violazioni del Codice di consumo: una per carenze informative e un’altra per pratiche aggressive legate all’acquisizione e all’utilizzo dei dati dei consumatori a fini commerciali. Per questo motivo Google Ireland ed Apple Distribution International sono state sanzionate dall’autorità Garante per la Concorrenza sul Mercato con una multa da 10 milioni di euro per ogni società. Una sanzione che – sottolinea l’authority guidata da Roberto Rustichelli – rappresenta il massimo edittale secondo la normativa vigente.
Nello specifico, secondo quanto accertato dall’Antitrust nel corso delle istruttorie appena concluse, “Google fonda la propria attività economica sull’offerta di un’ampia gamma di prodotti e di servizi connessi a Internet – che comprendono tecnologie per la pubblicità online, strumenti di ricerca, cloud computing, software e hardware – basata anche sulla profilazione degli utenti ed effettuata grazie ai loro dati”. Quanto ad Apple, “raccoglie, profila e utilizza a fini commerciali i dati degli utenti attraverso l’utilizzo dei suoi dispositivi e dei suoi servizi. Quindi, pur senza procedere ad alcuna cessione di dati a terzi, Apple ne sfrutta direttamente il valore economico attraverso un’attività promozionale per aumentare la vendita dei propri prodotti e/o di quelli di terzi attraverso le proprie piattaforme commerciali App Store, iTunes Store e Apple Books”.
Secondo quanto accertato dall’Authority “esiste un rapporto di consumo tra gli utenti e i due operatori, anche in assenza di esborso monetario, la cui controprestazione è rappresentata dai dati che essi cedono utilizzando i servizi di Google e di Apple”.
In questo contesto l’Antitrust rileva come sia Google sia Apple non abbiano fornito informazioni chiare e immediate sull’acquisizione e sull’uso dei dati degli utenti a fini commerciali. Nel caso di Google la società avrebbe omesso informazioni rilevanti di cui il consumatore ha bisogno per decidere consapevolmente di accettare che la società raccolga e usi a fini commerciali le proprie informazioni personali, sia nella fase di creazione degli account sia per l’utilizzo dei servizi.
Passando a Apple, secondo l’Antitrust non avrebbe fornito in maniera immediata ed esplicita alcuna indicazione sulla raccolta e sull’utilizzo dei suoi dati a fini commerciali, enfatizzando solo che la raccolta dei dati è necessaria per migliorare l’esperienza del consumatore e la fruizione dei servizi. Una pratica che l’azienda avrebbe utilizzato sia nella fase di creazione dell’ID Apple, sia in occasione dell’accesso agli Store Apple.
In una seconda istruttoria l’Antitrust ha anche accertato che le due aziende hanno messo in pratica “pratiche aggressive”. “In particolare – spiega l’authority – nella fase di creazione dell’account, Google pre-imposta l’accettazione da parte dell’utente al trasferimento e/o all’utilizzo dei propri dati per fini commerciali. Questa pre-attivazione consente il trasferimento e l’uso dei dati da parte di Google, una volta che questi vengano generati, senza la necessità di altri passaggi in cui l’utente possa di volta in volta confermare o modificare la scelta pre-impostata dall’azienda. Nel caso di Apple, invece – conclude l’authority – l’attività promozionale è basata su una modalità di acquisizione del consenso all’uso dei dati degli utenti a fini commerciali senza prevedere per il consumatore la possibilità di scelta preventiva ed espressa sulla condivisione dei propri dati. Questa architettura di acquisizione, predisposta da Apple, non rende possibile l’esercizio della propria volontà sull’utilizzo a fini commerciali dei propri dati. Dunque, il consumatore viene condizionato nella scelta di consumo e subisce la cessione delle informazioni personali, di cui Apple può disporre per le proprie finalità promozionali effettuate in modalità diverse”.
Le sanzioni fanno seguito ad altre due multe che l’Antitrust aveva deciso: una sanzione di 68,7 milioni di euro alle società del gruppo Amazon e di 134,5 milioni a quelle del gruppo Apple, e l’obbligo di porre fine alle restrizioni nei confronti dei concorrenti, a conclusione dell’istruttoria nei confronti delle due aziende americane riguardante le restrizioni all’accesso nel marketplace Amazon.it da parte di rivenditori legittimi di prodotti a marchio Apple e Beats “genuini”.

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