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RIFORMA FISCALE: LE NOVITA’ IN ESAME

15 Mar 2022

In vista della discussione in Aula prevista per il 28 marzo il governo ha avviato incontri con gruppi della maggioranza per discutere sulla Riforma fiscale.
Dopo le difficoltà sul catasto, il governo sembra avere compreso quanto la riforma fiscale possa costituire terreno scivoloso, e sembra aver deciso di proseguire con un approccio più mediato.
In parole povere, invece di predisporre le modifiche normative e presentarle in commissione per il voto, il governo, in relazione alla riforma fiscale, ha deciso di inserire come ulteriore passaggio la discussione sui temi attraverso dei tavoli bilaterali tra esecutivo e forze di maggioranza.
La decisione trasmette prudenza, specie se si considera che la legge delega sulla riforma fiscale è figlia di un lungo lavoro preparatorio svolto dalla Commissione Finanze.
I tavoli bilaterali si sono svolti la scorsa settimana e nel corso del loro svolgimento sono emerse alcune richieste che non avevano trovato spazio nella legge delega: sembra che il governo stia valutando se inserirle nel prossimo Decreto Semplificazioni.
I punti più importanti su cui si è concentrata la discussione sono stati:
• la rateizzazione del sistema degli acconti e dei saldi per arrivare ad un sistema di liquidazione delle imposte su base mensile;
• l’abolizione della ritenuta d’acconto per i professionisti;
• una ipotesi di cedolare secca estesa a tutti gli affitti immobiliari.
Ma ciò che più di tutto ha infiammato la discussione, a causa delle divergenze di vedute tra i differenti rappresentanti politici, è stato il regime forfetario.
Il regime forfetario, precedentemente regime dei minimi, è nato per essere un sistema di incentivazione all’avvio delle attività imprenditoriali e professionali da parte dei giovani e dei contribuenti di minore dimensione reddituale.
Il regime forfetario è da qualche anno terreno di scontro tra posizioni contrapposte. Dai tavoli bilaterali è emerso un fermo desiderio di estendere il regime forfetario fino a 100 mila euro, anche ipotizzando un aliquota piatta del 20%.
La questione è molto sentita e non si può escludere che riesca a riassumersi in qualche posizione di compromesso in tempi brevi, anche in considerazione della difficile situazione economica.
Ancora più probabile che la rateizzazione del meccanismo di pagamento di saldi e acconti di imposta e l’abolizione della ritenuta d’acconto per i professionisti possano trovare ancora più veloce realizzazione, dato che non impattano sul bilancio dello Stato.

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